
1. «Il mio unico maestro» Giulio Trasanna

«Fu con Giulio l’incontro più importante per la mia vita […] fu lui ad educarmi alla lettura e alla scrittura».
Era il 1951 quando, per il tramite del poeta Giuseppe Zanella, Franco Loi conobbe Giulio Trasanna, un ex pugile che aveva abbandonato la boxe per amore della letteratura. A quel tempo Loi aveva 21 anni e dopo aver ottenuto il diploma fu impiegato come contabile presso la Stazione Centrale di Milano. Già in questi anni amava dedicarsi alla scrittura e all’osservazione del mondo durante le faticose giornate di lavoro. Per una formazione solida Trasanna invitò Loi a soffermarsi sulla conoscenza approfondita di pochi autori veramente importanti, come i classici, dei quali era necessario leggere integralmente tutte le opere. L’insegnamento fondamentale per accingersi alla scrittura fu invece di “imparare a guardare” per sviluppare un’attenzione verso i dettagli, senza però perdere mai la capacità di sintesi. Era per Loi l’inizio della sua avventura creativa e Trasanna voleva allontanarlo da qualunque forma di retorica giovanile, per spingerlo, piuttosto, ad una conoscenza di sé attraverso il confronto con gli altri.
In questa lettera, probabilmente databile intorno al 1955, Loi scrive al suo amico da Londra, città nella quale il poeta si trasferì per un breve arco di tempo, e racconta le difficoltà da lui incontrate: l’assenza di lavoro e alloggio, la solitudine. Loi confida a Trasanna quanto senta la mancanza di quelle piccole cose “normali” che la vita di ogni giorno tende a rendere noiose e scontate, ma che, quando vengono mancare, si comprende quanto siano importanti.