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Presentazione

La Biblioteca di Milano dell’Università Cattolica ha voluto onorare il poeta con un’ampia mostra – realizzata con il contributo di Regione Lombardia e il patrocinio del Comune di Milano – che ripercorre con parole e immagini la vicenda umana e professionale di uno tra i maggiori poeti italiani del secondo Novecento.

Loi, nato a Genova nel 1930 e scomparso a Milano nel 2021, ha attraversato il Novecento e ha vissuto i momenti più significativi di un secolo tanto ricco e tormentato: la dittatura fascista, la Seconda guerra mondiale, la Liberazione e la ricostruzione, gli Anni di piombo e, ancora, la caduta del comunismo e i nuovi assetti mondiali dopo il 1989. Un secolo in cui il mondo è profondamente cambiato e che ha portato trasformazioni spesso radicali anche nel nostro paese. Loi, giunto a Milano da Genova, ha modo di guardare alle trasformazioni del mondo che lo circonda da un osservatorio privilegiato: che è, anzitutto, quello di Milano, città di forte immigrazione interna nel secondo dopoguerra; città che cresce velocemente.

Ma l’osservatorio di Loi è, soprattutto, quello del poeta. La Milano devastata dalla guerra, la Milano felice e allegra della Liberazione, la Milano operaia sono immagini che restano al centro della riflessione e dell’ispirazione di Loi e diventano il paradigma del paese e, per meglio dire, del mondo intero. La poesia di Loi nasce dalla capacità di mettersi in ascolto: degli altri, certamente; ma anche della voce interiore che – come era solito dire citando l’amatissimo Dante – «ditta dentro», che ispira purché si abbia la capacità e il desiderio di prestarle attenzione. La lingua che Loi fa sua è il milanese: il milanese che è lingua della gente, lingua che si parlava nelle osterie e per le strade e che era diventata la lingua d’uso di tutti i cittadini milanesi. Fossero essi calabresi, sardi, veneti, siciliani, pugliesi o lombardi, tutti, a Milano, per comunicare e per integrarsi parlavano il dialetto milanese, che era davvero la lingua di una comunità e che si modificava con gli apporti di ogni parlante. La lingua della poesia loiana non è dunque il milanese classico della grande tradizione del Porta e del Tessa: a questo si appoggia ma è un impasto linguistico aperto a influssi e a trasformazioni; è davvero “lingua di tutti”.

L’Università Cattolica del Sacro Cuore ha ricevuto la donazione dei libri e delle carte appartenuti a Franco Loi. La primogenitura di tale intenzione si deve alla moglie Silvana, prima e amorevole custode dei materiali che ora costituiscono il Fondo Loi. Alla donazione dei volumi, avvenuta nel 2018, si è aggiunto il versamento massiccio della documentazione archivistica nel marzo del 2021, poco dopo la scomparsa del poeta.

Il Fondo, che è stato interamente catalogato e inventariato, mostra una eccezionale vastità tanto in termini di produzione così come di estensione temporale, che riguarda non solo la poesia e la narrativa, ma anche la militanza critica dispiegata in riviste e sulle pagine culturali dei quotidiani. Oltre all’Archivio, Franco e Silvana hanno versato all’Università Cattolica anche gli oltre duemila volumi della biblioteca del padre, un tempo conservata nell’abitazione milanese di Viale Misurata.

Attraverso una selezione di alcuni materiali d’Archivio questa mostra si pone l’obiettivo di narrare una parte della carriera artistica e letteraria del poeta Franco Loi.

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* A sinistra: Franco Loi in una foto gentilmente concessa da Daniele Lira.