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3.2 Il mistero dell’Oro di Dongo

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Il 25 aprile 1945 Benito Mussolini scappò da Milano accompagnato da altri gerarchi fascisti, dall’ufficiale tedesco Friederich Birzer e da alcuni suoi uomini. La fuga durò fino alle ore 15 circa del 27 aprile 1945: il duce, travestito con un elmetto e un pastrano da caporale della Wehrmacht – visibilmente troppo lungo per la sua bassa statura – fu arrestato mentre tentava di nascondersi all’interno di un autocarro di militari tedeschi in ritirata verso la Svizzera.

Al momento della cattura Mussolini portava con sé un “bottino”, comunemente noto come “L’Oro di Dongo”, il nome trae origine dalla località lariana dove i partigiani fermarono la fuga del duce. Tra i documenti rinvenuti nel Fondo Bianchi un foglio manoscritto su carta intestata del Partito fascista repubblicano indica:

15 mila franchi svizzeri carta
70 marenghi – (1400)
181 mila franchi (francesi) carta
1425 sterline carta
14 sterline oro

10 mila franchi svizzeri carta

1500 marenghi – 13 fogli

L’importanza storica di tale documento sta nell’attestazione manoscritta che i partigiani vi apposero una volta ritrovato il foglio qualche giorno dopo l’arresto del duce: «Questo scritto è stato rinvenuto nell’autoblinda che portava Mussolini e seguito – Musso, 2 maggio 1945».
A proposito di ciò che il duce aveva con sé al momento della cattura esistono due versioni: di un’unica borsa riferisce Bill (il partigiano che aveva assistito all’arresto); mentre una seconda testimonianza, tratta da memorie di parte fascista, indica che nel passaggio dall’autoblindo all’autocarro – immediatamente prima dell’arresto – il duce portasse con sé due borse.

Trovare un’unica verità riguardo alla fine che fece la totalità dell’oro di Dongo sembra oggi assai complesso. Ciò che è certo, però, è che nel tentativo di fuga i tedeschi e i fascisti portarono con loro una grande quantità di ricchezze sotto svariate forme: lire, franchi svizzeri, ori, gioielli vari.
Secondo le ipotesi di Bianchi, gran parte di questo tesoro fu trafugato dalla popolazione locale, probabilmente spinta dalla fame e dalla miseria. Così che quell’oro rubato potesse in una minima parte ricompensarli di tutto ciò che la guerra e la dittatura aveva loro strappato via.