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3.1 L’Arresto di Benito Mussolini

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Il 25 aprile 1945 Benito Mussolini lasciò l’Arcivescovado di Milano dopo un fallimentare colloquio con il cardinale Ildefonso Schuster – il quale stava tentando di mediare un accordo tra il duce e il CLNAI – e dopo aver ricevuto la notizia che i Tedeschi stavano conducendo una pace separata con gli Alleati.

Nel volume Mussolini. Aprile ’45: l’epilogo Gianfranco Bianchi, insieme a Fernando Mazzetti, ha ricostruito, in un resoconto incalzante e drammatico, gli ultimi giorni del duce dopo la fuga da Milano. Quest’opera è frutto di approfondite ricerche e indagini che Bianchi iniziò nel maggio del 1945 e che lo portarono a pubblicare il libro oltre trent’anni dopo, nel 1979. Nel Fondo Bianchi è rimasta traccia di alcune delle testimonianze che lui aveva sapientemente raccolto. È il caso di una cartellina ove era inserita la relazione della 52ª Brigata Garibaldi sul «fermo dell’autocolonna nazi fascista e arresto Mussolini». Secondo quanto ricostruito da Bianchi nel volume Mussolini. Aprile ’45: l’epilogo, al momento della cattura del duce l’unico partigiano presente era Bill, nome di battaglia di Lazzaro Urbano. Nella pagina dattiloscritta qui riportata viene narrato il momento in cui Bill, avendo ricevuto la segnalazione della presenza su un autocarro «di un tipo sospetto avvolto in una coperta con un casco in testa», ferma la vettura, vi sale sopra e insieme all’autista Piralli B. (Battista) riconosce Mussolini e lo disarma. Il racconto prosegue con il trasferimento di Mussolini presso il municipio di Dongo e il fermo della macchina del console spagnolo con cinque persone a bordo, tra le quali è nascosta Claretta Petacci. Grazie alla mediazione del comandante di Brigata Pedro (Pier Luigi Bellini Delle Stelle) la Petacci e il duce riusciranno a passare la loro ultima notte insieme:

«Alle ore 1,20 del 28 aprile Pedro si porta nella cella di Mussolini e lo invita a seguirlo dopo avergli avvolto la testa con bende bianche onde simulare una ferita e nascondere ad occhi indiscreti la sua personalità. Partono in macchina e sulla strada di Dongo si incontrano con la macchina della Petacci che, come da accordi presi in precedenza attende sulla strada.
Brevi frasi commosse corrono tra loro.
-“Signora, perchè avete voluto dividere la mia sorte?
-“Ah!.. preferisco così”».