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2.2 La Resistenza – Trasformazione Unità partigiane in formazioni regolari dell’Esercito italiano

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Durante il duro e rigido inverno del 1945, visto il prolungarsi delle ostilità, le condizioni della lotta partigiana nell’Italia Settentrionale si fecero più difficili. Questo inasprimento mise in evidenza i difetti dell’organizzazione e fece emergere la necessità di migliorare il coordinamento delle unità partigiane in modo che si potesse giungere nelle condizioni di massima efficienza alla vigilia della Liberazione.

Nel giugno 1944 si era costituito a Milano, in seno al CLNAI, il Corpo Volontari della Libertà (CVL) con il compito di elaborare una linea politico-militare comune per le varie brigate partigiane che stavano operando contro i nazifascisti.

La necessità di unificazione delle forze partigiane era un desiderio che accomunava tutti i partiti che combattevano per la Liberazione. Il documento qui esposto attesta una delle proposte che giunsero al Comitato di Liberazione Nazionale da parte del Partito d’Azione. «Il Partito d’Azione propone l’unificazione di tutte le forze partigiane che, nell’Italia ancora gemente sotto il giogo nazifascista, combattono per la liberazione ed il riscatto del paese. Il Partito d’Azione, che già si era espresso in favore dell’unificazione nella recente lettera aperta ai Partiti del C.L.N.A.I., concreta ora la sua proposta in due documenti: uno schema di decreto (da emanarsi dal C.L.N.A.I.) ed una relazione che lo illustra e ne precisa la portata». Nella lettera si fa riferimento a «Maurizio», nome di battaglia di Ferruccio Parri, che il 2 gennaio 1945 era stato arrestato dalle SS e condotto a San Vittore. I membri del Partito presentarono comunque la proposta «di fusione di tutto il movimento partigiano in un unico e solido blocco […] con la convinzione di meglio servire la causa comune della Liberazione e di una democrazia progressiva».

Il documento venne trasmesso ai vari partiti il 24 gennaio 1945.