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Presentazione

I Libretti di Mal’aria nascono nell’estate del 1960 per opera di Arrigo Bugiani (1897-1994), quale supplemento alla rivista omonima «Mal’aria», pubblicata dallo stesso Bugiani tra il 1951 e il 1955. Si tratta di una collezione di opuscoli composti da un foglio A4 (29×21 cm) ripiegato in quattro e generalmente impresso da una sola parte, così da formare un vero e proprio piccolo libro di otto paginette (14,5×10,5 cm). Utilizzando solo un lato del foglio originale, Bugiani ricavava dopo la piegatura quattro pagine stampate; più rari sono i casi in cui le pagine impresse siano otto, ottenute con la stampa sul recto e sul verso del foglio intero. In genere, sulla prima pagina si trova il frontespizio che include assai spesso oltre al titolo anche un disegno o una grafica; nelle pagine centrali è disposto il testo vero e proprio del libretto, mentre la pagina finale accoglie le indicazioni tipografiche (stampatore, data, tiratura, tipo di carta).

Bugiani stampava per ogni libretto una tiratura di 500 esemplari utilizzando carte estremamente varie per grammatura e qualità: dalle veline alle «bambagine» (il termine è dello stesso Bugiani), dalle carte da pacco o da regalo a quelle fiorite e colorate. Si tratta di un utilizzo che – in un contesto sempre più omologato e industriale qual era quello in cui Bugiani iniziò ad operare – esprime scelte originali e non serializzate.

Bugiani aveva posto come orizzonte ideale della propria attività editoriale cinque centurie, ovvero cinquecento libretti, numero che però fu raggiunto nel 1992. Per i libretti successivi impiegò una numerazione diversa, apponendo la definizione «meno», ovvero 500 meno 1, 500 meno 2, e così via fino ad arrivare a un totale di 570, con due “vuoti”, ovvero i numeri «500 meno 62» e «500 meno 68» che non furono mai stampati, probabilmente perché mancarono il tempo o le possibilità di una effettiva concretizzazione.

In questa mostra esponiamo una scelta di questi libretti traendoli dalle collezioni dell’Università Cattolica che possiede oggi 233 esemplari, conservati nella sezione dei fondi speciali e degli archivi culturali.