Lettera del 22 novembre 1913 a Emilio Treves
Nel 1913 Ada Negri si trasferisce a Zurigo. Vi giunge a seguito di vicende personali dopo la separazione dall’industriale biellese Giovanni Garlanda, per stare vicina alla figlia Bianca che era stata iscritta in un collegio della città svizzera.
Qui inizia a comporre prose e versi che confluiranno, le prime, in Le solitarie e, i secondi, nella nuova raccolta Esilio che verrà pubblicata a Milano nel 1914.
In una lettera datata 22 novembre 1913 la poetessa rivela al suo editore Emilio Treves che il titolo di questa silloge avrebbe potuto essere Il cilicio: titolo che, col senno di poi, appare forse meno significativo e pregnante del definitivo Esilio, che pure richiama per una non del tutto vaga assonanza.
Il termine Esilio rimanda certamente alla condizione storica e biografica dell’autrice ma anche al particolare “esilio” interiore di un’anima che non trova pace. Eppure questo “cilicio”, ormai sommerso negli strati più riposti della storia redazionale del volume, rivela molte più attinenze con la raccolta di quante si potrebbero immaginare.
All’interno della poesia La fonte è il cilicio che nonostante i suoi colpi non doma «il bello / e terribile sangue, che non dorme / mai». Nella poesia Trasmigrazione il cilicio è il segno che la poetessa vedrà nel proprio destino, nel momento dell’ammirazione per la figlia, contemplata nella sua meravigliosa età adolescente:
Tu seguirai la sempiterna legge.
viva, entrerai nel sangue de’ tuoi figli.
Arde nel trasmigrar di quei vermigli
Rivi la volontà che il mondo regge.
Da te soltanto il cuor caduco avrà
La certezza del fato in van promesso
A me dal verso sulla carne impresso
Come un cilicio: l’Immortalità.
In un passo della lettera a Treves, la Negri afferma: «Il cilicio? Perché no? La vita e l’arte sono per me come un aspro cilicio sulla pelle viva. Il libro prova bene che io non mi sono data per nulla all’ascetismo!».
Nell’immagine: lettera di Ada Negri a Emilio Treves in cui si discute di questioni di paginazione e di mole del libro in pubblicazione. Missiva conservata nel Fondo Enzo Noè Girardi.

