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Stella mattutina (1921)

Tra la primavera e l’autunno del 1920 Ada Negri compone quello che da molti è considerato il suo capolavoro, il romanzo autobiografico, dedicato alla figlia Bianca, Stella mattutina, una narrazione intensa intrisa di elementi reali e ricordi della sua infanzia e adolescenza.  

Io vedo nel tempo una bambina. Scarna, dritta, agile. Ma non posso dire come sia, veramente, il suo volto: perché nell’abitazione della bambina non v’è che un piccolo specchio di chissà quant’anni, sparso di chiazze nere e verdognole; e la bambina non pensa mai a mettervi gli occhi; e non potrà, più tardi, aver memoria del proprio viso di allora.

Lo specchio, da chissà quanti anni sparso di chiazze nere e verdognole, potrebbe metaforicamente rappresentare l’arco di tempo trascorso tra quando Ada Negri scrive questo romanzo – momento in cui è una donna adulta di cinquanta anni – e la sua vita da bambina passata nella portineria del palazzo di Lodi preso cui la nonna prestava servizio. Anche il tempo, come lo specchio, impedisce ad Ada Negri di vedere precisamente come era fatto il suo volto e probabilmente anche di ricordare dettagli troppo minuziosi e specifici di quegli anni.

Stella mattutina quindi più che un racconto di assoluta precisione e sincerità narrativa è un romanzo autobiografico scritto attingendo alla forza dei ricordi insiti nel materiale emotivo della sua anima. Quegli anni infatti, come si è detto, la segnarono profondamente, ma per raccontarli sotto forma di romanzo fu necessario attendere che una giusta distanza temporale permettesse di guardare a quegli eventi da una diversa prospettiva e da una nuova maturata sensibilità. Magari anche per questo motivo Ada Negri sceglie per la narrazione la terza persona.