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I canti dell’isola (1924)

Nella primavera del 1923 Ada Negri si reca in Sicilia in compagnia del sindaco di Capri Edwin Cerio e dell’imprenditore modenese Emilio Enrico Vismara. Di ritorno da questo viaggio si ferma nell’isola di Capri in una dépendance dell’Hotel Quisisana per i mesi di aprile, maggio, giugno e luglio. È da questa esperienza esaltante che nasce la raccolta I canti dell’Isola. 

Si tratta di cinquantatré componimenti divisi in otto sezioni in cui emergono i paesaggi affascinanti, gli incontri inattesi e le luci abbaglianti dell’isola «dove la bellezza diviene per gli uomini la sola ragione di vivere»[1]

Come sottolineato da Pietro Sarzana nella prefazione all’antologia delle opere negriane pubblicate per Oscar Mondadori nel 2020, il modo in cui la poetessa evoca elementi naturalistici come fiori, animali e paesaggi con uno stile ricco di echi panici rimanda alle Laudi dannunziane. Si percepisce in questi versi una passionalità molto forte scaturita dalla bellezza naturalistica dei colori e dei profumi capresi che assai differiscono dal grigiore del paesaggio lombardo a cui Ada è abituata. 

In questa opera la voce della poetessa è ormai quella di una donna matura e consapevole che si rivolge agli affetti più importanti della sua vita: la figlia Bianca e la nipote Donata, entrambe visione di speranza e passionale giovinezza; in queste liriche c’è spazio anche per il ricordo del suo amato morto prematuramente e ingiustamente per l’epidemia di spagnola, e la bellezza del paesaggio evocato si “scontra” con il dolore di ricordi struggenti; tornano anche gli affetti di chi non c’è più: la madre e il fratello. 

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  1. P. Sarzana, La vita risolta in un grido in Ada Negri. Prose e poesie, Mondadori, 2020, p. XXVIII.