Nel 1955 Franco Loi era un giovane venticinquenne che aveva pubblicato qualche racconto in prosa su l’«Unità», non era ancora il poeta di Strolegh e dell’Angel. Dopo aver lavorato per qualche anno allo Scalo merci di Milano smistamento e, successivamente, come contabile in Stazione Centrale, era partito per l’Inghilterra. Un giorno mentre si trovava a Londra in cerca di un lavoro, ricevette da Marcello Venturi, allora direttore della terza pagina dell’«Unità», la notizia che Elio Vittorini avrebbe pubblicato il suo romanzo nei Gettoni.
Bastarono quindi le epigrammatiche parole di Venturi e Loi ripartì immediatamente per far ritorno in Italia. Ma quando al suo ritorno a Milano contattò Vittorini, ottenne come risposta alla sua telefonata «Loi chi? Io non la conosco». Che si trattasse di una bugia? Poco importa, ciò che contò per il giovanissimo Loi fu la disponibilità e la cortesia con la quale Vittorini gli propose comunque di portargli il suo romanzo: «Be’, da una bugia può nascere la verità. Se me lo porta in via Canova, lo leggerò e poi vedremo». A Vittorini il romanzo di Loi piacque, gli disse che lo avrebbe pubblicato nei Gettoni di Einaudi, era necessario apportare solo qualche piccola modifica; Loi invece preso dalla sua ingenuità lo riscrisse da zero, con un risultato che a Vittorini non piacque per nulla. Il romanzo quindi non venne pubblicato.
L’edizione rimaneggiata da Loi dopo il colloquio con Vittorini fu pubblicata nel 2015 per la casa editrice Hacca, con il titolo Diario minimo dei giorni e la curatela del professor Giuseppe Lupo, mentre invece la prima stesura Dal diario di una medaglia d’oro con le correzioni autografe di Elio Vittorini è rimasta inedita.